09/01/2018
Parlando con le persone e cercando sempre di più di capirne i reali bisogni rispetto all'apprendimento dell'inglese - soprattutto parlato e in particolare negli adulti - mi rendo conto che i termini "studente" e "insegnante" (o sarcasticamente maestra!) sono oggi sempre più riduttivi, gerarchici, in certe situazioni persino imbarazzanti e obsoleti rispetto alla danza di ruoli, bisogni e scambio che avviene in aula o nell'incontro individuale.
Per essere più veri e creare un rapporto genuino è necessario abbattere il cosiddetto terzo muro e ribaltare punto di vista. Invece di focalizzarsi sul concetto insegnamento, puntare sul concetto di apprendimento e sulle metodologie da utilizzare per far sì che tale processo avvenga con successo.
Mi trovo sempre più spesso a impiegare in aula di inglese gli stessi principi validi in una facilitazione creativa: condurre, stimolare, innescare, far emergere, rilanciare e diventare sempre più invisibile rispetto al vero protagonista, l'apprendimento.
Cerco di non parlare di lezione, ma di appuntamento, di incontro, di non insegnare, ma di condurre una facilitazione, di propormi nella più contemporaneo veste di facilitatrice di processi di apprendimento.
Interessante riflettere anche sulle possibili conseguenze...